Gli Acquavalli o cavalli d’acqua, sono le cavalcature delle Puledre e delle Cagne. L’acquavallo è bianco come la morte, con la criniera di nebbia che si perde nel vento e la coda che sempre strascica nella terra. Ha il muso lungo è pieno di denti e la sua pelle umida è rovinata dal momento che abita sui fondali delle acque dolci: una bestia morta nell’acqua e rimasta lì per molto tempo. Per ingannare le ragazze a volte diventa uno splendido giovane uomo e suona la cetra per loro. Le melodie echeggiano tra gli alberi, ma a un soccorritore sembrerebbero solo l’ululato del vento. Per prendere i bambini a volte diventa una barca, tutta sola nella foschia. O il ramo di un albero inclinato sull’acqua, sempre vischioso. E quando ci si appoggia, stanchi dal camminare, si rompe e ti precipita. Una volta saliti sul cavallo d’acqua non si scende più. Trascina sul fondale la preda per divorarla oppure si prende tutto il tempo per farlo con comodo tenendola prigioniera, legandole una caviglia con una catena d’argento. Si dice che gridare il proprio nome due volte in tempo, possa spezzare l’incantesimo del cavallo d’acqua e permettere di riconquistare la libertà.
Gli Acquavalli sono stati ispirati dalle figure dei Nokken (o Nix o Neck) della mitologia scandinava e germanica che ne condividono le caratteristiche. Il pittore Theodore Kittlesen ha offerto un ampissima produzione su questi leggendari e sinistri spiriti dell’acqua.